- 11/10/2021
- Tendinopatie
La tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori è una condizione clinica caratterizzata dalla presenza di depositi di calcio (prevalentemente idrossiapatite) a livello dei tendini della cuffia.
Cause della di tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori
Le cause ad oggi più accreditate sono il sovraccarico, l’invecchiamento e l’ischemia locale. La tendinopatia calcifica colpisce prevalentemente le donne ( 70% dei casi), in particolare tra i 40-50 anni. Tra i fattori di rischio vi sono patologie endocrine come il diabete e l’ipotiroidismo.
Caratteristiche della di tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori
Nel 15% dei pazienti, i depositi di calcio sono bilaterali. Il tendine sovraspinato è quello più colpito (80% dei casi), seguito dall’infraspinato (15%) e dal sottoscapolare (5%). La storia clinica della tendinopatia calcifica tende ad avere una risoluzione spontanea. Diverse terapie possono essere efficaci nel ridurre i sintomi come i farmaci antinfiammatori non steroidei orali (FANS), le infiltrazioni di corticosteroidi e la terapia fisica strumentale [1]. Normalmente si presenta come una condizione altamente invalidante con dolore notturno che impedisce il riposo anche se per lunghi periodi può essere asintomatica. Alla base di questa condizione vi è una trasformazione metaplastica dei tenociti in condrociti, e conseguentemente vi è la deposizione di materiale calcifico ( Acqua, carbonato e fosfato) intratendineo. Non sappiamo esattamente cosa determini questo processo anche se alcuni autori sostengono che possa essere una reazione biologica ad uno stato di ipossia del tendine stesso in quanto la regione interessata è quasi sempre in prossimità dell’area ipovascolare che è anche la zona maggiormente sottoposta a stress meccanici. Uhthoff e colleghi descrivono il processo patologico come diviso in 3 stadi:
- Stadio pre-calcificante: in cui il tessuto diventa fibrocartilagineo, e funge da substrato per la deposizione di calcio.
- Stadio calcifico: in cui avviene la deposizione di calcio.
- Stadio post-calcifico: in cui si verifica il riassorbimento del calcio, il rimodellamento del tessuto tendineo da parte dei fibroblasti e la guarigione.
Sintomi della tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori
La tendinopatia calcifica può causare dolore alla spalla e disabilità importanti, ma può essere anche asintomatica. Possiamo identificare 4 presentazioni cliniche:
- Acuta
- Cronica ricorrente: periodi alternati di dolore e remissione (6 settimane – 6 mesi).
- Cronica persistente: dolore costante senza momenti di remissione (da 6 mesi in avanti).
- Asintomatica: dolore elevato, perdita di funzione (durata 1-6 settimane) poi i sintomi spariscono e la condizione è silente.
La sintomatologia dolorosa normalmente è maggiore nella fase di riassorbimento della calcificazione; processo che può durare diversi mesi. Il 90% dei pazienti viene gestito bene con il trattamento conservativo; la chirurgia andrebbe considerata se il trattamento conservativo non produce risultati entro 5-6 mesi.
Diagnosi di tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori
La radiografia e l’ecografia sono gli esami più utilizzati per confermare la diagnosi di tendinopatia calcifica che può passare misconosciuta alla risonanza magnetica o addirittura essere confusa con una rottura tendinea.
Cura della tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori
Il trattamento conservativo si basa sul riposo funzionale, esercizi, terapia strumentale e FANS per via orale. Tra le terapie fisiche le onde d’urto hanno una buona evidenza in letteratura per la gestione di questa condizione[2]. I meccanismi d’azione sono ad oggi ancora sotto osservazione ma verosimilmente i frammenti calcifici vengono fagocitati in seguito alla risposta infiammatoria indotta. Tra i trattamenti mini-invasivi percutanei la litoclasia o lavaggio della calcificazione è quella che sembra offrire i risultati migliori già con un solo trattamento ponendosi di fatto come vera alternativa alla chirurgia nei casi più difficili. La chirurgia è considerata l’ultima opzione nei casi cronici in cui gli approcci conservativi o mini- invasivi hanno fallito[3].